martedì 13 giugno 2017

LA GUERRA 2017

Alla materia puoi cambiare nome ma lei non cambia. Sono anni che chiamano IMMIGRAZIONE un fenomeno che poco a che fare con i napoletani che negli anni 70 si trasferivano a milano e torino, o con extracomunitari che dai loro paesi emigrano per cercare una vita migliore nei paesi loro madrelingua da cui per secoli sono stati colonizzati. Se la osservate bene, se approfondite un pochino di più gli argomenti e se spostate lo sguardo dall'europa ai paesi di provenienza vi renderete conto che siamo in guerra. 



Ci sono i morti, i feriti, i prigionieri, i profughi, i soldati, le armi, le barriere, le gabbie. Ci sono le ONLUS, le emmergenze sanitarie, la fame e le malattie. Ci sono centinaia di migliaia di persone che non hanno più nulla, ma proprio nulla.



Ci sono i rapporti tra le nazioni, i movimenti politici, gli interessi nel Paese e in Europa, e poi ci sono le relazioni con gli stati di provenienza e i rapporti all'interno di quegli stessi paesi...
E poi c'è quello che pensa l'America e poi c'è la posizione della Russia...




E poi ci sono i soldi.

Milioni, miliardi di dollari e di euro che si muovono. In tutte le direzioni. Dai poveri che si vendono per ottenere un biglietto su un barcone, all' "ITALIA" che si fa dare i soldi dalla Comunità Europea, passando per chi gestisce le accoglienze, cibo, alloggi, trasporti, cure mediche, forze dell'ordine impiegate, fotografi e giornalisti, diritti televisivi, trasmissioni e pubblicità. Da questa parte. Perchè anche dall'altra parte del mediterraneo, da dove vengono tutte queste persone, ci sono più che cospiqui interessi economici e soldi che passano di mano. Sciacalli e parassiti, imbroglioni e truffatori, sia vestiti di stracci che in abiti frescolana da migliaia di euro.

La cosa che più mi rattrista è rendermi conto che se invece che chiamarla "immigrazione" la chiamassero "guerra" non cambierebbe assolutamente nulla.

mercoledì 16 novembre 2016

IL BUSTO


Corsi e ricorsi storici. Il materiale sul quale sono ultimamente inciampata è in realtà un oggetto. Un oggetto inventato secoli fa per modellare il corpo delle donne quando ancora contavano solo per essere infaticabili lavoratrici o soprammobili. Tempi in cui in nessuno dei due casi serviva loro saper leggere o scrivere.


Un percorso di "liberazione" lento e laborioso è stato necessario affinchè le donne potessero smettere di usarlo. La "costrizione" fisica era allo stesso tempo simbolica e a quel punto liberarsene divenne una questione di principio.




Ad ogni modo, se da una parte rappresentava uno strumento di sottomissione, dall'altro era anche uno strumento di seduzione. Forse il suo fascino e il suo uso continuato è legato proprio a questo duplice aspetto.




Quello che però proprio mi stupisce è che dopo le lotte per liberarsi dal busto, per conquistare il diritto all'istruzione e poi al voto, dopo aver avuto la lavatrice, il divorzio, l'aborto legalizzato e ora anche la possibilità di sposarsi tra loro, le donne ancora si facciano "imbustare".


E' inutile, tutta la cultura accumulata e trasmessa nei secoli, di donna in donna, non è stata capace di spazzare via... cosa? Il gusto di sottomersi? Soffrire pur di piacere? O forse questo mondo progredito e libero, evoluto e tecnologico è in fondo ancora abitato da uomini che pensano che la loro forza stia nell'avere "le ppalle" e in donne che pensano di valere solo in base alla misura delle loro curve.

domenica 24 gennaio 2016

RAFFORZATIVI EMOZIONALI

Io adoro le EMOTICONS. Sono di estrema utilità, quindi una grande invenzione. Dei simboli che definiscano il nostro stato d'animo mentre scriviamo un messaggio testuale consente al nostro messaggio di essere letto dal destinatario con "il giusto tono". Questo ci permette di espremerci con ironia; criticare si, ma con benevolenza; sintetizzare senza trascurare; diminuire la possibilità di fraintendimenti, condividere uno stato d'animo in un batter d'occhio. Le adoro perchè sono un paradosso. DuePuntiParentesichiusa parrebbe oggettivamente una messaggio testuale, e invece sappiamo tutti che non è così. Ognuno di noi ha una gamma notevole di sensazioni psicofisiche quando lo vediamo. Ma non lo abbiamo "letto". Anche se è scritto. E' il testo che manifesta il meta-testo. E' il "non verbale" che magicamente si presenta, ad amplificare la nostra capacità e attitudine a recepire un messaggio.


Aggiungere queste sole due digitazioni :) consente a chi ci leggerà di poter "leggere fra le righe". Significa corredare il messaggio di una chiave di lettura che moltiplica il significato della sua sola parte testuale.
Le salvo da chi le denuncia come impoverimento del linguaggio. Nessuno può negare l'evidenza della loro efficacia, e nemmeno la molteplicità delle sfumature:
- Arrivo alle 7 :(
- Arrivo alle 7 :D
- Arrivo alle 7 :P

... e tutto ciò ci avvicina ancora di più al dono perduto della telepatia che con la tecnologia tentiamo (con successo) di compensare!

mercoledì 27 maggio 2015

TUTTA COLPA DI MARILYN

Nel maggio del 2015 una signora italiana pretendeva di comperare una borsa originale di Chanel degli anni '80 a 22 euro, perché sulla targhetta c'era scritto "€ 2200". Avrebbero dovuto scriverlo meglio, ha risposto seccata la Signora, andando via.
Non sarebbe mai accaduto prima. A Chanel hanno sempre portato rispetto ed ammirazione tutte le Donne (che vivevano in quella parte di mondo per cui ne conoscevano l'esistenza).
E perché tutte le donne in fondo amano Chane? 
Tutta colpa di Marylin Monroe.
Un giorno lei disse, durante un'intervista, - « What do I wear in bed? - Why, Chanel No. 5, of course »
E CHANEL No,5 diventa un simbolo. Come la Coca-Cola. Marilyn traghetta il mito di Chanel in tutto il mondo. La Donna più bella della storia da quando esistono le cineprese proietta l'Essenza dell'Essere Donna con addosso Chanel. 
L'immortalità è assicurata. E le vendite anche.



Indossare Chanel significa sentirsi più belle. Non importa se siano le scarpe che portano il suo nome, o due gocce di profumo, un abito da sposa, o solo una scritta nera su una maglietta bianca.

Ed è bello e naturale che le donne provino a fare di tutto per cercare di essere "ancora più belle".
Così, un giorno, per chi non si poteva proprio permettere una Chanel originale, arrivarono i falsi, e poi arrivarono i cinesi. E forse a Coco sarebbe piaciuto.
Ed ecco perché è legittimo che "una borsetta" costi duemiladuecento euro.
E quindi, a quella Signora, serviranno ben più di poche gocce di Chanel No5 per diventare una Donna.

https://www.youtube.com/watch?v=Wo8UtWiYiZI

sabato 16 maggio 2015

VELOCITA' RELATIVA

Il ritmo con cui si susseguono le trasformazioni della vita di un individuo sono fondamentalmente dettate da leggi biologiche e fisiologiche ineluttabili.
Ma la velocità con cui si muove l'umanità, intesa come un unico organismo "pluricellulare" è invece stabilita dalla velocità con cui viaggiano le informazioni.
Oggi quindi, che la tecnologia consente ad un qualunque messaggio di essere trasferito e recapitato immediatamente, ci troviamo in grave difficoltà.
Il più banale sms viene inviato-ricevuto in un tempo inferiore a quello necessario per scriverlo e per leggerlo. 
Credo dunque che siamo davvero al limite fisiologico di corsa e di saturazione delle "cose da fare".
La velocità che l'istantaneità della trasmissione dell'informazione impone agli esseri umani, al lavoro, alle relazioni, alla crescita, allo sviluppo emotivo è al limite delle possibilità umane.
Per quanto ogni nuova generazione sia (con nostro grande stupore!) magicamente in grado di utilizzare ed integrarsi  con gli strumenti di comunicazione globale in modo "naturale", è assolutamente indubbio che quella velocità sia davvero difficile da sostenere in ogni aspetto della vita adulta, soprattutto perchè il nostro sviluppo individuale si svolge con tempi molto più lunghi.
Mi chiedo dunque che tipo di uomo sarà in futuro un ragazzino che a 11 anni è in grado di scegliere la musica, seguire un programma in tv, rispondere al cellulare, aggiornare il suo profilo e fare una ricerca per la scuola tutto contemporaneamente. Interagisce su 4 canali differenti, che parlano linguaggi differenti, eppure pare che la sua mente sia in grado di prestare a tutti la necessaria attenzione.
Ne siamo sicuri?
Una cosa è certa, molti anni sono passati da quando la posta viaggiava a cavallo, e per le "questioni pratiche" è sicuramente un vantaggio. Ma per concedere ad un essere umano il tempo di riflettere, di sentire, di elaborare, di progettare, di cambiare idea!, ci vuole del tempo oggi scomparso.
Abbiamo saturato quello spazio vuoto nella mente necessario alle sensazioni per poter affiorare, alle idee per potersi sviluppare, alle decisioni per essere vagliate, alla coscienza per essere ascoltata, ai ricordi per essere ricordati.
Per fortuna "il ritmo che la vita ci impone" in realtà non è una legge ma una possibilità.
Perchè le vite non sono tutte uguali, perchè anche oggi si può scegliere, si può, volendo, scendere dal costoso treno ad alta velocità, con connessione inernet e aria condizionata, e andare in bicicletta, arrivare sudati e stanchi, ma avendo dentro agli occhi e dentro alla testa un vero viaggio.
Se si vuole, si può scegliere, di modulare la velocità della nostra vita in base alle nostre effettive esigenze e possibilità. Ma questo ha ovviamente un prezzo, il compromesso è accettare con serenità il fatto di poter essere superati, decidere di non competere, non entrare in gara, essere impopolari e finanche essere poveri.
Decidere che vogliamo esserne coscenti, nel caso ci capitasse di essere felici.
 


sabato 2 maggio 2015

L'ARCA DI NOE'

Il materiale di oggi è: la cittadina di Corralejo (Fuerteventura, Islas Canarias)
Corralejo è come l’Arca di Noè: tutti gli esemplari possibili di esseri umani differenti sono rappresentati. Tutti i colori, tutti i mestieri, tutti i ceti sociali insieme. Sedersi alle 4 di pomeriggio a bere un caffè e guardare la strada è come vedere un video-fotomontaggio, sembra impossibile che persone tanto diverse possano passare sullo stesso marciapiede in uno spaccato di tempo di 15 minuti. Ci persone di tutte le età, sani e disabili, ci sono i ragazzi in gruppo, le coppette in pensione, le famiglie con i bambini, le mamme che portano i figli in piscina, i surfisti della domenica, cuochi e lavapiatti, venditori di souvenir e di street food, gli agenti immobiliari, i pescatori e le suore che pucciano i piedi dagli scogli, i bambini che si impanano nella sabbia, la vecchia tettona che dopo 10 ore di sole si fa la doccia, la mamma marocchina con la sua tunica a qualunque temperatura, col passeggino, la fidanzata dell’istruttore di kite che ha fatto la spesa, il venditore di escursioni, l’imbianchino che ha finito di lavorare, il gruppo di ragazzine tedesche che ridono pensando alla serata passata o a quella futura, la spagnola che lavora in banca ma ora sta facendo jogging, i due amici che si sono svegliati mezz’ora fa dopo il venerdì sera alcolico… e seduti ai tavolini del locale c’è chi mangia la pizza, chi la frittura di pesce, chi beve il cappuccino e chi è già al gin tonic.
Ognuno segue il suo percorso nelle strade del centro, avanti e indietro come la marea, ognuno però con il suo ritmo, e le sue motivazioni.
E poi ci sono tutti quelli che non si vedono, ma anche loro sono lì intorno: il capitano del traghetto, il benzinaio, la baby-sitter, l’osteopatia, il console, il postino, l’ingegnere, l’alpinista, il professore, il chirurgo plastico, l’idraulico fotografo, e anche il padrone della villa sulla punta, quella alla fine della baia, con i vetri frangivento sempre puliti e i divani bianchi nel patio sotto la bouguenville a bordo piscina. 

E come è naturale che sia,tutti questi esseri radunati in un ambiente favorevole...si moltiplicano. E le nuove generazioni, anno dopo anno, sono specie nuove, diverse, autoctone. Se possibile ancora più stravaganti e sorprendenti in questo mix di geni e attitudini assolutamente unico e peculiare nella sua straordinaria varietà. Si aggiungono così i figli nati dalle serate di festa, dalle relazioni di lavoro, dagli incontri casuali e dalle battute di caccia. Impossibile a questo punto identificare le razze di origine, anche perché dove non arriva l'incrocio genetico arrivano il sole e il sale a rendere il colore della pelle o dei capelli non più rappresentativo. E così la lolita ammiccante in realtà è un hacker, il giovane dallo sguardo profondo e le spalle larghe fa il commesso al supermercato, il distinto signore casual con valigetta da agente segreto è l'istruttore di sub, i ragazzetti randagi che schizzano sugli skateboard studiano ingegneria e scienza dell'alimentazione, i pescatori dopo essere stati in mare tutta la notte siedono al bar come i pensionati.

Questo incredibile campionario di umanità è un panorama unico, multicolore, ed emozionante, a modo suo, tanto che anche i pesci di cartapesta del porto, invece che guardare il mare, guardano la passeggiata.


domenica 5 aprile 2015

SOLO UN VESTITO

Non avevo mai pensato veramente che gli abiti potessero essere delle opere d'arte, finché non ho ammirato i capolavori di Vivienne Westweood.
Non dico che sia la migliore, ma per me è stata la scintilla di una rivelazione.



Anche perché poi ho conosciuto Alexander McQueen...



...che mi ha portato a John Galliano...


Come si può sfuggire alla tentazione di valutare struttura, forma e colore, immaginazione, fantasia e tecnica, manualità, coraggio e passione...
Insomma, non si può dire che questi siano... solo vestiti. 
Ci vuole davvero una immensa passione, per il corpo femminile in primis, e poi per la relazione tra intero e dettaglio, composizione e contrapposizione di forma e palette di colori, ispirazioni e citazioni della natura e della storia dell'arte, e un godimento visivo e tattile per la scelta delle texture, dei materiali.
Capisco perché la maggior parte dei grandi stilisti siano prima architetti. Perché l'approccio è davvero identico, gli elementi in gioco sono gli stessi. 
A pensarci bene anche gli stili: essenziale, geometrico, barocco, informale, impero, floreale, gotico... 



Valgono per la moda le definizioni che normalmente usiamo per l'architettura ma anche per la pittura, la scultura e la musica, perciò anche involontariamente, mettiamo queste "forme" a paragone sullo stesso piano.
E vedendo questi capolavori mi sembra che sia giusto così.


Forse ciò che rende la moda un'arte è proprio la ricerca della bellezza nella forma.
E questo, per quanto mi riguarda, è già sufficiente.