Corsi e ricorsi storici. Il materiale sul quale sono ultimamente inciampata è in realtà un oggetto. Un oggetto inventato secoli fa per modellare il corpo delle donne quando ancora contavano solo per essere infaticabili lavoratrici o soprammobili. Tempi in cui in nessuno dei due casi serviva loro saper leggere o scrivere.
Un percorso di "liberazione" lento e laborioso è stato necessario affinchè le donne potessero smettere di usarlo. La "costrizione" fisica era allo stesso tempo simbolica e a quel punto liberarsene divenne una questione di principio.
Ad ogni modo, se da una parte rappresentava uno strumento di sottomissione, dall'altro era anche uno strumento di seduzione. Forse il suo fascino e il suo uso continuato è legato proprio a questo duplice aspetto.
Quello che però proprio mi stupisce è che dopo le lotte per liberarsi dal busto, per conquistare il diritto all'istruzione e poi al voto, dopo aver avuto la lavatrice, il divorzio, l'aborto legalizzato e ora anche la possibilità di sposarsi tra loro, le donne ancora si facciano "imbustare".
E' inutile, tutta la cultura accumulata e trasmessa nei secoli, di donna in donna, non è stata capace di spazzare via... cosa? Il gusto di sottomersi? Soffrire pur di piacere? O forse questo mondo progredito e libero, evoluto e tecnologico è in fondo ancora abitato da uomini che pensano che la loro forza stia nell'avere "le ppalle" e in donne che pensano di valere solo in base alla misura delle loro curve.